Nella proposta di revisione del Pnrr approvata dalla cabina di regia spunta un
bonus per acquistare 39mila veicoli elettrici dai risparmi sulle colonnine
di Manuela
Perrone e Gianni
Trovati
Meno colonnine di ricarica, ma più auto elettriche. Nelle
pieghe della revisione del Pnrr si fa largo un nuovo piano
di rottamazione delle vetture inquinanti, da
finanziare però con circa 597 milioni di euro "risparmiati" per il mancato
raggiungimento degli obiettivi relativi alle infrastrutture di ricarica
elettrica (M2C2I4.3.1).
I bonus si concentreranno nelle aree urbane più inquinate e incentiveranno
l'addio ai veicoli privati con motore termico in cambio di veicoli a zero
emissioni, con incentivi destinati alle famiglie a basso Isee (la soglia
specifica è da definire).
Nell'intervento rientreranno anche le microimprese per l'acquisto di veicoli
commerciali (categoria N1 e N2) sempre a emissioni zero. Nelle stime del governo
i fondi liberati aiuteranno la sostituzione di oltre 39mila auto.
Investire nella strategia ecologica nazionale
Nell'ottica dell'esecutivo, politiche come questa «confermano l'approccio
dinamico dell'Italia nella gestione del Piano» e sfociano in «un vero e proprio
rafforzamento della strategia ecologica nazionale, investendo dove l'impatto
positivo è garantito e rapido».
La stessa filosofia ispira le correzioni previste su altri filoni del Pnrr la
cui attuazione si è rivelata meno vivace rispetto alle ambizioni iniziali.
È il caso dell'idrogeno nei settori industriali "hard-to-abate": i 640 milioni
di euro originariamente assegnati all'investimento, si legge nella relazione,
sono inciampati nelle «circostanze oggettive che richiedono un generale
ripensamento della misura», affacciatasi su un mercato impreparato a sviluppare
una domanda adeguata ad assorbirla. I fondi saranno dirottati verso
l'investimento nello sviluppo del biometano, un gas rinnovabile ottenuto da
rifiuti e residui agricoli.
Corsa agli obiettivi concordati con la Ue
«Una scelta pragmatica», secondo il documento
dell'esecutivo, che, grazie a questa dote aggiuntiva, «permetterà all'Italia di
raggiungere entro giugno 2026 una capacità produttiva di biometano di 2,3
miliardi di metri cubi all'anno. Tutto questo, però, attraverso un rinvio di
almeno sei mesi della scadenza, «reso necessario - si giustifica il governo -
alla luce dell'epidemia di Psa (peste suina, ndr) che interessa Piemonte,
Lombardia ed Emilia-Romagna».
La difficile corsa verso gli obiettivi concordati con Bruxelles interessa anche
la promozione delle energie rinnovabili attraverso le comunità energetiche e
l'autoconsumo. In questo caso non si è rivelata felice la scelta di riservare i
finanziamenti ai soli Comuni con meno di 5mila abitanti: visto il basso numero
di richieste ricevute ritenute ammissibili, il governo ha quindi esteso con il
Dm della scorsa settimana l'intervento ai Comuni fino a 50mila abitanti «in
quanto sede di numerose aziende che consumano energia nelle ore centrali della
giornata, mentre le utenze domestiche tendono a consumare al mattino e alla
sera».
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