"La pace sia con tutti voi! Fratelli e sorelle carissimi,
questo è il primo saluto del Cristo Risorto,
il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch'io vorrei che
questo saluto
di pace entrasse
nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque
siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi!". Sono state
queste le prime parole di Robert
Francis Prevost,
il successore di Papa Francesco,
che ha scelto il nome di Leone
XIV.
Agostiniano, 69 anni, nato a Chicago,
appassionato di tennis, già prefetto del Dicastero
per i vescovi,
il nuovo vescovo di Roma ha scelto di richiamarsi al Pontefice della Rerum novarum,
l'enciclica che, nel 1891, diede avvio alla dottrina sociale della Chiesa
cattolica.
Eletto alla quarta votazione, come Benedetto
XVI nel
2005, la fumata bianca è arrivata alle 18.07 e
l'annuncio, fatto dal cardinale protodiacono Dominique Mamberti,
è avvenuto alle 19.13.
"Questa – ha affermato Leone XIV – è la pace del Cristo Risorto, una pace
disarmata e
una pace
disarmante,
umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente.
Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella
voce debole ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che
benediva Roma! Il Papa che benediva Roma dava la sua benedizione al mondo, al
mondo intero, quella mattina del giorno di Pasqua. Consentitemi di dar seguito a
quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non
prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti mano nella
mano con Dio e tra di noi andiamo avanti. Siamo discepoli
di Cristo.
Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L'umanità necessita di
lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore. Aiutateci anche
voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l'incontro,
unendoci tutti per essere un solo
popolo sempre
in pace. Grazie a Papa Francesco!".
Visibilmente commosso sulla loggia centrale della Basilica Vaticana, Prevost,
più che un semplice saluto, ha fatto un lungo
discorso programmatico.
Leone XIV leggeva il testo che aveva scritto a mano su alcuni
fogli pochi
minuti prima di affacciarsi da quello stesso luogo dove Francesco, la domenica
di Pasqua,
aveva impartito per l'ultima volta la benedizione
Urbi et Orbi.
"Voglio ringraziare – ha affermato Prevost – anche tutti i confratelli cardinali
che hanno scelto me per essere successore di Pietro e camminare insieme a voi,
come Chiesa
unita cercando
sempre la pace, la giustizia, cercando sempre di lavorare come uomini e donne
fedeli a Gesù Cristo, senza paura, per proclamare il Vangelo, per essere
missionari. Sono un figlio di sant'Agostino,
agostiniano, che ha detto: ‘Con voi sono cristiano e per voi vescovo'. In questo
senso possiamo tutti
camminare insieme verso
quella patria che Dio ci ha preparato".
Un saluto speciale lo ha voluto subito rivolgere alla Chiesa
di Roma: "Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria,
una Chiesa che costruisce i ponti,
il dialogo, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte.
Tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, la nostra
presenza, il dialogo e l'amore. E se mi permettete una parola, un
saluto a tutti e in modo particolare alla mia cara diocesi di Chiclayo,
in Perù,
dove un popolo fedele ha accompagnato il suo vescovo,
ha condiviso la sua fede e ha dato tanto, tanto per continuare ad essere Chiesa
fedele di Gesù Cristo". E ha concluso: "A tutti voi, fratelli
e sorelle di Roma, di Italia, di tutto il mondo vogliamo essere una Chiesa sinodale,
una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, che cerca sempre la
carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono".
Leone XIV si è presentato al mondo vestito come prevede il protocollo papale,
a differenza di ciò che fece dodici anni fa, nel 2013, Jorge
Mario Bergoglio che si mostrò con la sola talare
bianca e con la croce
pettorale e l'anello episcopale di metallo che indossava
dal 1992, ovvero da quando divenne vescovo ausiliare di Buenos Aires.
Prevost, invece, sopra la talare bianca, indossava il rocchetto,
la mozzetta rossa, la croce
pettorale d'oro e la stola papale rossa con lo stemma
della Santa Sede, ovvero la tiara e
le chiavi decussate, e l'immagine dei quattro evangelisti. All'anulare destro
portava ancora l'anello cardinalizio d'oro ricevuto da Francesco nel concistoro
del 30 settembre 2023.
Bergoglio lo aveva chiamato a Roma, il 30 gennaio 2023, nominandolo prefetto del Dicastero
per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione
per l'America Latina. Sempre Francesco, il 3 novembre 2014, lo aveva nominato
vescovo, affidandogli la diocesi di Chiclayo,
in Perù. Proprio recentemente, il 6 febbraio 2025, Bergoglio aveva espresso nei
suoi confronti quello
che a molti osservatori era subito sembrato un segno di predilezione:
la promozione all'ordine dei cardinali vescovi, assegnandogli il titolo della Chiesa
suburbicaria di Albano.
Con l'elezione di Prevost, termina la Sede
Vacante durata
appena 17 giorni. La sua scelta rapida dimostra un'unità straordinaria da parte
dei 133
cardinali elettori che
hanno raggiunto subito una convergenza nonostante
la maggioranza richiesta
fosse di 89 voti, il quorum più alto della storia. La risposta
eloquente a
chi parlava di divisione e lotte
intestine all'interno
della Chiesa cattolica e di violente recriminazioni per
il pontificato di Francesco. Leone
XIV,
infatti, si è posto da subito in continuità
pastorale con
Bergoglio. Uno statunitense anti Donald
Trump che
non farà sconti all'inquilino della Casa Bianca,
soprattutto sul tema dei migranti. |