Rassegna Stampa
 
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(2025-04-17) Meloni oggi da Trump: la premier deve scongiurare il rischio di tornare in Italia a mani vuote

La premier arriva con l'ambizione di fare da ponte tra Bruxelles e Washington, ma sa anche del pericolo di finire schiacciata tra le due sponde

di Barbara Fiammeri

 

Giorgia Meloni si appresta a varcare la soglia della Casa Bianca con l'aria di chi sa che ogni parola sarà pesata, ogni gesto scrutato, ogni pausa interpretata. Non è solo un bilaterale con Donald Trump: è un test di sopravvivenza politica, un esercizio di equilibrismo tra la necessità di rimanere ancorati all'Europa senza indebolire l'alleanza con gli Stati Uniti. Nelle ultime settimane si è sentita praticamente tutti i giorni con Ursula von der leyen e da Bruxelles hanno confermato il pieno sostegno della presidente della Commissione al viaggio a Washington della leader italiana. L'obiettivo è trovare un accordo con Trump e per questo Meloni lavora a un contatto diretto tra il presidente statunitense e von der Leyen.

Prima leader Ue dopo il "Liberation Day"

«Concretezza, pragmatismo, lucidità» ripete Meloni, quasi a esorcizzare l'incertezza di queste ore. L'imprevedibilità del presidente americano non consente di fare previsioni né offre certezze. Meloni è la prima leader europea a ad essere ricevuta dopo il "Liberation Day" del 2 aprile, quando Trump ha annunciato i dazi poi sospesi per tre mesi. Un armistizio fragile, più che una tregua. La premier arriva con l'ambizione di fare da ponte tra Bruxelles e Washington, ma sa anche che rischia di finire schiacciata tra le due sponde.

Dossier Ucraina

La stampa americana la chiama "Trump whisperer", colei che sussurra al presidente, ma l'Europa teme che quei sussurri non si tradurranno in una disponibilità al confronto con Bruxelles. Gli indizi del resto non mancano da parte di Trump non è arrivata finora alcuna apertura, anzi. Nella Blair House, residenza riservata agli ospiti più importanti, Meloni trova un'accoglienza calorosa, ma le questioni sul tavolo sono sono macigni difficili da spostare. Vedi il dossier Ucraina che anche negli ultimi giorni, al G7, ha visto su posizioni opposte Stati Uniti e gli altri 6 Grandi che avrebbero volute sottoscrivere una dichiarazione di condanna della Russia per la strage di Sumy, ma gli americani si sono defilati.

La Cina, il convitato di pietra

E poi c'è la Cina, il convitato di pietra. Trump minaccia dazi pesanti per chi mantiene rapporti con Pechino, mentre Meloni cerca di tenere una posizione prudente. Destreggiarsi per la premier, che a luglio scorso ha sottoscritto un partneriato rafforzato con il paese del dragone, sarà complicato. Il rischio per la presidente del Consiglio è che i tentativi di mediazione si trasformino in veri e propri boomerang. Oggi si capirà se la strategia adottata sta funzionando. La posta in gioco è la credibilità internazionale dell'Italia e della sua leader.

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